La luce negli occhi
Ho conosciuto tanti fotografi nella mia vita, colleghi, amici, concorrenti ed ognuno di loro aveva sviluppato un sentimento speciale con la luce. C’è chi, ad esempio, si porta dietro dei flash o dei modificatori di luce per non dipendere dalle condizioni atmosferiche o chi, come i Becher, aspetta delle condizioni di luce particolari per fotografare. Il sentire la luce coinvolge non solo l’occhio ma anche il tatto, meni l’udito e l’olfatto,. C’è una percezione profonda del calore e delle ombre che si ripercuotono profondamente lungo la spina dorsale, i palmi e i dorsi delle mani fino a rimbalzare in profondità nel cervello ed attivare la malinconia che aderisce così bene alle foto.
Se da un lato amo le luci della sera sono anche un quieto osservatore delle giornate grigie, quel grigio Milano che tutto abbraccia e uniforma annullando le ombre e portando le immagini in un limbo a-temporale.
Così ricordo bene il giorno di questo scatto, il mattino ero stato al funerale di Giovanni Chiaramonte e al pomeriggio ero a visitare la ex-residenza di Luigi Rusca a Cernusco Lombardone. Tutti seguivano in maniera placida la padrona di casa che illustrava i ricordi sopiti del precedente proprietario quando dalla finestra si è introdotto un filo dorato… Il tempo di alzare la macchina ed ecco che si era dissolto. Non credo ai segni ma l’ho voluto interpretare come un ultimo saluto di Giovanni agli amici, un ricordo di quella luce che gli fu molto cara.
Lo voglio ricordare con la sua voce tonante e con quella luce negli occhi, con le sue conversazioni forbite che mi lasciavano ogni volta più ricco di conoscenza e di umanità. Non sempre potevo seguirlo nel suo pensiero complesso e raffinato però potevo sentirne l’ardore, l’amore e, a volte, la tremenda solitudine in cui solo il calore della sua luce poetica poteva scaldarlo.
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